La Spezia, 31 gennaio 2019 – Mentre la giustizia penale – a fronte del mancato riconoscimento di prove all’esito del dibattimento – ha fatto muro alle aspettative dei familiari delle vittime dell’amianto, la giustizia civile sta consolidando la sua funzione di ristoro. La sentenza arriva da Genova a favore dei familiari di un arsenalotto spezzino morto, a 62 anni, nel 2012, per un mesotelioma pleurico a causa dell’esposizione alle fibre killer. I giudici hanno riconosciuto il diritto al risarcimento del danno parentale e hanno condannato il Ministero della Difesa al ristoro. Una ferita da sanare con 670mila euro da ripartire tra la moglie (260mila) e due figli (200mila ognuno). Lo ha deciso il giudice Alberto La Mantia, della seconda sezione civile del Tribunale di Genova, accogliendo l’istanza degli avvocati Pietro Frisani ed Emanuela Rosano del foro di Firenze, e attivi nelle azioni a tutela delle persone che piangono congiunti spirati a causa del conto presentato a distanza dall’amianto.
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