Con la sentenza n. 12497/2019 pubblicata il 13 giugno 2019, il Tribunale di Roma ha condannato il Ministero della Salute al risarcimento dei danni quantificati in oltre 500.000,00 euro in favore di un soggetto che aveva contratto l’epatite C a causa di una trasfusione di sangue infetto.
Il soggetto veniva infatti ricoverato nel 1975 presso l’Istituto di Clinica Chirurgica dell’Università di Roma La Sapienza per essere sottoposto a due interventi chirurgici al rene sinistro ed in occasione di detto ricovero veniva sottoposto a due trasfusioni di sangue.
Negli anni successivi, in difetto di alcuna manifestazione di patologie, non effettuava alcun controllo dei markers virali sino al 2012 quando, in occasione di controlli ematici di routine emergeva la positività dello stesso al virus HCV.
Egli presentava quindi alla ASL domanda con cui richiedeva i benefici della Legge 210/1992 onde ottenere l’indennizzo previsto dall’art. 1 della predetta legge, venendo poi sottoposto a visita medica presso la Commissione Medica Ospedaliera di Roma.
Veniva riconosciuto nesso causale tra l’infermità cirrosi epatica HCV correlata e la trasfusione, con ciò riconoscendosi pertanto la correlazione tra le trasfusioni subite nel 1975 e la contrazione del virus HCV.
La vittima si rivolgeva agli avv.ti Pietro Frisani e Chiara Del Buono per ottenere il riconoscimento della responsabilità del Ministero della Salute e il conseguente risarcimento di tutti i danni subiti.
Il Tribunale di Roma, con la sentenza n. 12497/19, in pieno accoglimento delle pretese attoree, ha disposto un risarcimento a favore della vittima di € 593.312,23 oltre interessi legali dalla data della pronuncia al saldo ed oltre alle spese legali, ivi incluse quelle di CTU e di CTP.
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