Giornata mondiale vittime dell’amianto

Giornata mondiale vittime dell’amianto

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Si continua a morire di amianto a oltre 30 anni dalla legge che lo ha messo al bando

Prevenzione e sicurezza, queste sono le parole che dobbiamo tenere a mente. Il 28 aprile è la giornata mondiale vittime dell’amianto ed è celebrata con uno scopo preciso: ricordare e tenere accessi i riflettori sui rischi di un materiale pericoloso,  conosciuto con il nome di amianto. 

Nonostante siano trascorsi più di trenta anni dall’approvazione della legge da parte del parlamento Italiano (anticipando di 13 anni il divieto emanato dall’Unione Europea) che ne ha messo al bando:

  • l’estrazione;
  • l’importazione;
  • la produzione;
  • la commercializzazione;

purtroppo ancora oggi gli effetti devastanti di questa sostanza ricadono sulla salute di noi cittadini. Esistono ancora nazioni (Brasile, Russia, Kazakistan, Cina, Zimbabwe) in cui l’asbesto può essere prodotto lavorato e commercializzato per un’eventuale esportazione.

All’emergenza amianto è stato dato tanto spazio nel corso dei decenni scorsi. Sono stati fatti decisivi passi in avanti ma non è abbastanza; giornate come queste servono per ribadire quanto sia importante la lotta contro questa fibra killer. I provvedimenti presi nel corso degli anni se da un lato hanno permesso di mettere in sicurezza e bonificare alcune zone, dall’altra mostrano quanto queste siano spesso operazioni troppo lente che non permettono di essere efficaci e incisivi. 

In Italia ci si muove a velocità diverse, bruciando preziose risorse nella lotta all’amianto. Prendersi cura della propria salute è fondamentale.

L’amianto è stato messo al bando per legge nel 1992, ma dopo 30 anni a causa dei tanti ritardi accumulati (e promesse non mantenute) è ancora presente in tantissimi edifici pubblici e privati. Questo è il momento per accelerare le bonifiche e migliorare la cura e la tutela degli esposti oltre a fare un’adeguata prevenzione per tutti i lavoratori che possono entrare in contatto con l’amianto.

Giornata mondiale vittime dell’amianto

Numeri di alcune indagini

Gli ultimi studi pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno stimato che almeno 230mila persone muoiono nel mondo per malattie asbesto correlate con un’esposizione all’amianto per oltre 125 milioni di lavoratori. Nel mondo soltanto 67 paesi hanno introdotto il bando a questo materiale.

In Italia, rapportando i numeri su una scala di dimensioni inferiore, comunque, non ci si discosta di molto da quanto evidenziato a livello mondiale. Nonostante il nostro parlamento abbia messo uno stop con delle leggi appropriate, gli ultimi 30 anni di divieti non hanno completamente risolto il  problema rispetto  alla salute pubblica.

Una recente indagine condotta dall’Istituto Superiore della Sanità (ISS) ha evidenziato che nel periodo che intercorre tra il 2010 e il 2016, sono morte nel nostro paese circa 4400 persone per malattie riconducibili all’amianto.

In particolare, stime accurate sui decessi  parlano di::

  • 1515 per mesotelioma;
  • 58 per asbestosi;
  • 2830 per tumore polmonare;
  • 16 per tumore ovarico;

L’87,7% dei decessi è uomo, mentre il restante è ascrivibile al sesso femminile.

Secondo recenti stime del principale ente di ricerca pubblico (CNR) all’interno del suolo italiano sono presenti ancora oltre 30 milioni di tonnellate di amianto che devono essere smantellate. Nel nostro paese, l’amianto è stato usato prevalentemente in campo edile, con particolare attenzione al settore delle tubazioni, condotte e nelle lastre per le coperture che stazionano ancora sui tetti di case, scuole e vecchi ospedali.

Cosa fare per segnalare materiali con sospetta presenza di amianto

Se siete preoccupati per la presenza di materiali che potrebbero contenere amianto non indugiate. La cosa più importante da fare è quella di inviare una segnalazione al Comune indicando:

  • Come si presenta il materiale e lo stato di conservazione
  • dove è ubicato il materiale sospetto.
  • eventuali fattori che possono influenzare la diffusione delle fibre

Proprio grazie al vostro intervento verranno fatti dei controlli per verificare se sarà necessario  un veloce e rapido intervento. Non è assolutamente consigliabile improvvisarsi in opere di bonifica fai da te.

Importante ricordare che le fibre di amianto sono sottilissime, invisibili a occhio nudo, 1300 volte più sottili di un capello umano. 

Quali rischi corre una persona esposta all’amianto?

Le fibre di amianto, nel momento in cui vengono inalate, scendono lentamente in profondità  raggiungendo organi respiratori e non sarà più possibile eliminarle. 

Le malattie asbesto correlate possono manifestarsi anche a distanza di decenni dalla prima esposizione.

Inoltre sono a rischio anche i familiari delle persone entrate in contatto con l’amianto perché le fibre si depositano sui tessuti contaminando l’aria e i polmoni di tutti quelli che hanno frequentato un esposto all’amianto. 

Un triste esempio è rappresentato dalla moglie che si ammala dopo aver lavato per anni gli indumenti di un operaio esposto all’amianto in un cantiere navale.  

Non esiste, infatti, una soglia minima di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell’aria non è pericolosa: la semplice inalazione di una sola fibra può essere causa di un mesotelioma oppure di altre patologie a esso correlate.

La giornata di oggi: conclusioni

La giornata mondiale in memoria delle vittime dell’amianto deve essere un potente volano; serve a tenere vivo il ricordo di una storia che non è finita e a stimolare anche gli altri paesi dell’Unione Europea che ancora non si sono presi carico del problema in maniera adeguata, soprattutto dal punto di vista normativo. 

Deve essere una storia importante che dovremo raccontare e insegnare anche alle nuove generazioni.

Come punto finale possiamo affermare che se l’amianto, per spiegare in toni surreali la situazione, sparisse di colpo dalla faccia della terra, non potremmo comunque festeggiare.

In pratica dovremmo attendere ancora a lungo dato che, come detto poche righe fa, alcune patologie si manifestano anche a distanza di 30 – 40 anni.